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Monnezza: CRISI DELLA CLASSE POLITICA

Nelle ultime settimane mi ? capitato di trovarmi all?estero a parlare di tutela dei prodotti europei. Il marchio d?origine, la tracciabilit?, la qualit? dei prodotti, la tutela della salute e dei diritti dei lavoratori, sono argomenti che approdano a tutti i dibattiti sui mercati internazionali e l?economia globale.
In quanto italiano, prima ancora che europeo, non lesino energie nel vantare e sostenere quelli che sono da sempre i fiori all?occhiello del nostro Paese. Il tessile e l?abbigliamento in primo luogo, essendo rappresentante di un territorio che ha in questo settore la sua prima e storica eccellenza. Ma anche gli altri settori che ci vedono da sempre eccellere: quello meccanico e automobilistico, l?agro-alimentare, l?arte e la cultura e, naturalmente, il settore turistico, tradizionalmente la punta di diamante della nostra economia ma anche la cartina tornasole dell?immagine dell?Italia nel mondo.
A trattare di questi argomenti all?estero ci si abitua presto agli stereotipi ed ai luoghi comuni nei confronti dell?Italia e degli italiani, cos? come agli attacchi ed alle critiche spesso pretestuose e dovute solo a livori ed interessi di parte. Contro questi atteggiamenti chiunque di noi ? pronto ad inalberarsi ed a difendere a spada tratta i nostri valori e le nostre tipicit?.
Ma le immagini dell?Italia che giungono all?estero in questi giorni rendono difficile la difesa ?dell?italianit?? anche da parte del pi? combattivo patriota nazionalista.
La Campania, Napoli, i rifiuti che bruciano, i vigili del fuoco malmenati dalla folla. E poi le forze dell?ordine che scortano i camion della spazzatura e il cielo del capoluogo campano, da sempre immortalato azzurro, come il suo mare, da artisti e viaggiatori, offuscato da fumi di diossina che avvelenano la terra, l?aria ed ogni essere vivente in una sorta di annientamento globale difficile da comprendere ed impossibile da giustificare.
Da questa assurda e terribile vicenda, il nostro paese rischia di uscirne con l?immagine a pezzi sotto ogni punto di vista e a molti operatori economici stranieri non par vero di poter speculare su questa sciagura, a danno dell?Italia. Il turismo, che gi? negli ultimi anni ha dovuto fare i conti con i paesi emergenti del bacino del Mediterraneo, rischia dai fatti di Napoli ulteriori e gravi penalizzazioni.
E? difficile dare spiegazioni di quanto sta accadendo in Campania agli interlocutori straneri. Sfugge ad ogni logica di buon senso. La gente ha il diritto di manifestare e di difendere i propri diritti, ma come si pu? arrivare a scegliere l?autodistruzione rifiutando a priori ogni mediazione? Quello che per? ? forse pi? difficile spiegare, ? l?impotenza dello Stato a tutti i suoi livelli, l?incapacit? degli amministratori di affrontare e risolvere la situazione.
Sappiamo tutti che dietro ai capipopolo che incitano la gente alla violenza si nasconde la camorra, per la quale lo smaltimento dei rifiuti costituisce una delle attivit? pi? redditizie.
Ma questo non pu? diminuire la responsabilit? dei politici che da anni governano la Regione senza essere mai stati in grado di risolvere una volta per tutte un?emergenza che continua a riproporsi.
La mancanza di un progetto serio per una questione tanto grave ed impellente dimostra perlomeno superficialit?, impreparazione, incompetenza. Ce n?? abbastanza perch? chi di questa situazione ? responsabile si dimetta.
Io non sono d?accordo con il governatore Bassolino quando afferma che prima sia necessario risolvere il problema e solo successivamente giudicare ed eventualmente sostituire i responsabili di questo stato di cose. Se finora nessuno ? stato in grado di affrontare e risolvere definitivamente il problema dello smaltimento dei rifiuti in Campania, non ? pensabile che le stesse persone possano risolvere un?emergenza di questa gravit?. Emergenza non va risolta con interventi straordinari e temporanei, ma con soluzioni definitive.
E? il momento che la ?politica? faccia un passo indietro e dia la responsabilit? del problema a quelle persone che abbiano la possibilit?, la capacit? ed i mezzi per farlo. Il caso campano ? emblematico di una situazione esistente a livello nazionale. La necessit? del ricambio della classe politica investe tutte le maggiori istituzioni, dal Parlamento alle Regioni, quelle cio? in cui ? maggiore e pi? dannoso l?insediamento ad oltranza dei politici.
La classe politica nata dal terremoto di Tangentopoli o superstite della Prima Repubblica ha prodotto un fallimento trasversale, da destra a sinistra ed ? necessario che venga sostituita da forze nuove, che portino freschezza ed entusiasmo in un sistema agonizzante che si contorce su se stesso nello sforzo di mantenersi vivo a dispetto di tutto e di tutti.
E? la classe politica che ha perso il contatto con la gente, non coglie pi? le sue istanze, che sente senza ascoltare, persa com?? in inutili ed estenuanti conflitti mediatici tra i suoi leaders sempre meno carismatici.
Quella classe politica che giustifica la propria amoralit? con la logica del ?cos? fan tutti? e nel suo nome ? sempre pronta ad autoassolversi. Quella dei privilegi eterni ed inalienabili, che tende a sopravvivere a se stessa ed a perpetrarsi all?infinito.
Non basta quindi sostituire Bassolino con un altro personaggio di quella classe politica che ha fallito.
Ci vuole uno stravolgimento dalla base per il quale ? fondamentale un?autentica presa di coscienza della gente comune. Autentica perch?, scevra da manipolazioni e strumentalizzazioni, sappia trasformare indignazione, rabbia e delusione in una reazione positiva e propositiva tale da consentire il compimento di una politica veramente nuova, fatta di persone ed idee nuove.
Quando nei primi anni ?90 l?inchiesta ?Mani pulite? spazz? via i dinosauri della Prima Repubblica, una ventata di ottimismo e di speranza si diffuse nel paese. Per circa un decennio il fermento di quei cambiamenti sembr? dare i frutti sperati. Poi le cose non proseguirono come erano iniziate, forse per la mancanza di determinazione ad completare il cambiamento oppure per i tentennamenti su temi essenziali quali il sistema elettorale, il conflitto d?interesse, le politiche sociali. I risultati purtroppo sono quelli che vediamo oggi.
Tuttavia, per ridare entusiasmo e credibilit? alla politica in Italia non credo vi sia altro modo che produrre uno sconvolgimento simile a quello degli anni di ?tangentopoli?, magari senza gli eccessi giustizialisti o forcaioli che la caratterizzarono e che produssero anche momenti tragici , ma con la determinazione assoluta di creare una classe politica nuova di persone e contenuti.

Edi Canuto
 




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